Spesso i social media si trasformano in una sorta di sequela di poster motivazionali: e altrettanto spesso il messaggio che passa è che basta avere la volontà per fare qualcosa e la si otterrà, che stare ferm* è negativo e che bisogna sempre spingersi oltre.
Ma anche no.
Una delle istanze che più spesso è additata come il posto peggiore in cui si possa restare è la zona di comfort: che viene dipinto come un posto orribile dove tutti i sogni vanno a morire.
Ma de che?
Il mondo sarebbe costantemente imprevedibile e ci metterebbe così tanto alla prova che, dopo poco, saremmo paralizzat* dalla paura o rallentat* dalla stanchezza. Facciamo, dunque, molta attenzione quando attribuiamo un giudizio valoriale alle esperienze delle persone.
Io per prima faccio un lavoro in cui aiuto le persone a definire ed espandere piano piano la propria zona di comfort per avere poi una base stabile da cui partire per le proprie avventure ed esplorazioni. Ma lo si fa rispettando i tempi e i modi di ognuno, avendo anche cura di non denigrare chi, per mille ragioni, non ce la fa o non se la sente a lasciare la sua zona di comfort.
Cerchiamo di essere rispettos* delle esperienze di vita di tutt*, non giudichiamo ciò che non sappiamo e non conosciamo, e non misuriamo ciò che fanno/non fanno gli altr* solo sulla base della nostra velocità.