“Posso dire questa cosa in terapia?”
E’ un domanda che mi capita di ricevere abbastanza spesso in messaggio privato. Posto che ogni situazione e a sé e non esistono risposte generali che possano andare bene per tuttə, ho pensato che poteva essere utile lasciare degli spunti di riflessione in merito.
Questo è generalmente dichiarato all’inizio del percorso, ma ovviamente tra il dire e il fare ci sta la costruzione del rapporto di reciproca fiducia e alleanza che è il fondamento su cui si poggia tutto il percorso e che è anche la parte più difficile, per entrambe le persone (parlando di percorsi individuali).
Mi è capitato di raccogliere esperienze di persone che si sono sentite giudicate e che poi non se la sono sentite di approfondire, o che avrebbero voluto parlare di alcuni argomenti ma temevano di andare incontro ad un giudizio sulla base di affermazioni sentite durante un colloquio, o in generale che avrebbero voluto parlare di alcuni aspetti scomodi della relazione terapeutica con il/la terapeuta ma avevano timore di offendere.
Questo non sempre accade. Perché anche noi terapeutə possiamo avere dei pregiudizi di cui possiamo essere più o meno consapevoli, perché per quanto siamo addestratə all’ascolto profondo delle persone che incontriamo nel nostro lavoro, ci possono sfuggire delle cose.
La risposta più complessa è che ci possono essere mille motivi per i quali una persona non se la sente di dire quella cosa. Perché magari effettivamente si trova davanti unə professionista bigottə e giudicante. Perché magari parlare delle cose che ci fanno stare male nelle relazioni con le altre persone è proprio il motivo per cui siamo in terapia.
In conclusione? Non c’è una risposta univoca, ma spero di aver favorito in colleghə e pazienti qualche riflessione in più