Di riposo si parla parecchio. Lo si fa nell’ottica che riposarsi serve per essere produttivə. Sono discorsi ho fatto anche io in passato, finché di recente hanno cominciato a stonarmi sempre di più.
Leggendo e ascoltando di come parlano del riposo le donne e le femme nere e afrodiscendenti in ottica decoloniale, mi sono accorta che ho sempre visto il riposo con una lente capitalistica. “Preferiremmo che tu non riposassi, ma visto che non abbiamo ancora trovato un modo per non farti riposare e tenerti in vita, intanto riposati così poi produrrai meglio e di più”. E questa è una visione che io, e anche tu probabilmente, abbiamo interiorizzato e data per buona.
E’ una situazione dilemmatica: viviamo in una società che non è disposta a mollare la presa dalle nostre vite.
Essere produttivə in ambito scolastico, universitario, lavorativo, domestico è motivo di sopravvivenza per molte persone.
D’altra parte, sempre più spesso guardandomi allo specchio o sedendomi di fronte aə mieə pazienti in terapia vedo persone che stanno marciando a ritmi disumani e non sostenibili e, come ho detto in altre volte, non voglio essere complice di questo sistema, ma al tempo stesso voglio aiutare(ci) a sopravvivere a questo sistema per poterlo cambiare.