Più spesso di quello che si potrebbe immaginare capita di sentire persone che dicono “non credo nella psicologia“.
Di solito la mia prima reazione è pensare ad Atreju e al fatto che, per fortuna, non sono un’abitante di Fantàsia, altrimenti rischierei di essere risucchiata nel Nulla (se non sai di cosa sta parlando c’è un gravissimo buco che devi subito colmare andandoti a leggere “La storia infinita” di Michael Ende e poi il film omonimo del 1984)
Fortunatamente (oppure no?) non sono un unicorno ma una professionista sanitaria e l‘efficacia del mio intervento o la mia deontologia professionale non dipendono dalla fede di nessuno.
Ognun* di noi è assolutamente liber* di decidere quale trattamento sia più indicato per la sua salute. Se una persona non vuole rivolgersi al mondo della psicologia è una sua decisione e la rispetto.
E poi succede che problematiche che potevano essere risolte in età adolescenziale vengono trascinate per anni, aggravandosi, finché la persona non può chiedere l’aiuto di cui ha bisogno in autonomia.
Spesso la paura che mi viene riferita è che noi psicologhe possiamo “mettere idee in testa” (questo spesso arriva da coppie in cui un* dei due partner vorrebbe andare in terapia di coppia e l’altr* si oppone).
Di solito rispondo che se fosse davvero così probabilmente non riceverei nel mio piccolo studio di Rovigo ma me ne starei in piscina in una villa alle Bahamas.
Una psicologa non è unicorno, non è una creatura magica in cui bisogna credere affinché esista, non abbiamo poteri (o desiderio) di mettere idee nella testa delle altre persone: siamo persone con un addestramento professionale il cui scopo è aiutare le persone a stare meglio.