Vivere in coppia oggi giorno non è sempre una passeggiata. Forse in parte perché, a differenza dei nostri nonni e bisnonni, oggi abbiamo la possibilità di scegliere il nostro partner e il continuare a stare insieme è una scelta che rinnoviamo quotidianamente.
La meravigliosa libertà affettiva dei nostri tempi ha naturalmente portato qualche responsabilità individuale in più nel buon funzionamento della vita di coppia. La comunicazione è uno dei pilastri fondamentali su cui si poggia una relazione affettiva una volta passata la prima, meravigliosa, fuggevole fase dell’innamoramento.
Molto spesso, invece, di comunicare esplicitamente al nostro partner i nostri dubbi, problemi, desideri speriamo che lui/lei ci legga nel pensiero o anticipi i nostri bisogni. Ma, visto che la telepatia non sembra ancora essere un’abilità umana, rischiamo poi di restare profondamente delusi.
Essere consapevoli individualmente delle proprie emozioni, dei propri bisogni e desideri personali e di coppia è il primo passo importantissimo. Il secondo è capire come comunicare tutto questo alla persona che ci è accanto.
Nel 1990 uscì un libro molto interessante sull’argomento, scritto da T.A. Beck e intitolato “Amore: non basta. Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva”. Vediamo allora quali sono le 8 indicazioni di Beck per una comunicazione affettiva efficace.
La domanda è una tipo di comunicazione che favorisce la vicinanza e il rispetto reciproco. La richiesta, invece, implica un rapporto di tipo subordinato. Pensate a quanto può essere diverso sentirsi dire “Potresti non guardare lo smartphone mentre ceniamo?” piuttosto che “Metti via il telefono a cena!”.
Pensiamoci un attimo, quando veniamo accusati il primo istinto è quello di difenderci e poi magari di attaccare. Non è certo una modalità comunicativa che favorisce il dialogo. Invece che dire “Vedi! Non mi ascolti mai!”, potremmo dire “Mi stai ascoltando?”.
Quanto diciamo ad una persona che è in un determinato modo la etichettiamo. E quando veniamo etichettati possiamo sentirci delusi e feriti e soprattutto non abbiamo molte alternative. In fondo, se siamo in quel modo, perché dovremmo cambiare? Nella coppia è assolutamente utile comunicare all’altro/a quando avviene qualcosa che non ci piace. Ma nel farlo dovremmo fare riferimento al comportamento e non ad una caratteristica personale. Per esempio, invece di dire “Sei sempre inaffidabile, ti avevo chiesto di cambiare quella lampadina, e come al solito non lo hai fatto!”. “Hai dimenticato di cambiare la lampadina. Mi pare che di recente ti dimentichi spesso alcune cose. Va tutto bene?”.
In Veneto, di solito si dice “mandare giù”, quando proviamo emozioni che ci mettono a disagio e invece che esplicitarle a noi stessi e agli altri ce le teniamo per noi. Di solito cercare di evitare di affrontare una emozione spiacevole non ottiene mai il risultato sperato. L’emozione resta lì, si somma ad altre poco piacevoli fino poi a scoppiare in una aggressività verbale distruttiva.
Quante volte ci è capitato di cominciare una discussione con il/la partner per una cosa successa ieri e si è finiti a parlare di avvenimenti di anni prima, magari tirando in ballo questioni con i rispettivi parenti? Anche se non è proprio semplice è sempre meglio non andare Off Topic in una discussione, ma limitarla all’argomento per il quale è iniziata.
Utilizziamo gli avverbi “mai” e “sempre” in sovrabbondanza. “Sei sempre in ritardo”, “Non ti ricordi mai dei miei impegni”. Ma siamo sicuri che sia proprio così? Davvero il/la nostro/a partner fa sempre (o non fa mai) quella determinata cosa?
Essere onesti con il/la proprio/a partner è naturalmente molto importante. Ma non dobbiamo confondere questo aspetto con il dire sempre tutto quello che ci passa per la testa senza prendere in considerazione che determinati pensieri possono essere passeggeri e possono ferire l’altro/a.
Vi sarà capitato durante un litigio o un momento difficile di dire qualcosa del tipo “ma sì, lo sai che ti voglio bene”, magari con voce arrabbiata e un atteggiamento scostante. Noi esseri umani prendiamo la maggior parte delle informazioni dalla comunicazione non verbale (postura ed espressioni) e da quella para verbale (tono della voce). Se Se il nostro linguaggio corporeo non è coerente con il contenuto di ciò che stiamo dicendo, il risultato è che l’altra persona penserà che non siamo sinceri e che non pensiamo davvero quello che siamo dicendo. In queste situazioni è meglio non dire nulla, e riservasi una frase affettuosa per quando saremo più tranquilli.