Abbiamo un problema di salute mentale. Ce lo avevamo anche ad inizio 2020, figuriamoci ora. Ma non è una problematica che si è pensato, per lo meno, di dichiarare a voce alta, forse per quel malsano atteggiamento che pensa che sia meglio spazzare tutto sotto al tappeto. Questo è già un danno: dare un nome ai problemi e potersi riconoscere nella sofferenza altrui è il primo passo per uscire dal buio.
A parte il protocollo d’intesa per la Psicologia Scolastica, non ci sono stati altri interventi per favorire l’accesso deə cittadinə ai servizi per la salute mentale. Direi che è chiaro che il benessere psicologico non è nemmeno sul radar dell’Italia.
È altrettanto chiaro che non interessa la salutale mentale delle persone marginalizzate e razzializzate che vivono nel nostro paese vista la facilità e l’impunità con cui vengono costantemente attaccate e discriminate, come se non fossero già esposte al Minority Stress e quindi ad uno stato di stress cronico che intacca costantemente la loro salute.
Sto probabilmente gridando nel vuoto cosmico: non sarà certo la mia singola voce a cambiare le cose, ma la misura è colma.