Il grande campione Mohammed Ali diceva “vola come una farfalla, pungi come un’ape“, una massima che incarnava perfettamente nel suo stile di boxe: leggero e veloce sui piedi, diretto e preciso nei suoi pugni.
Cosa c’entra questo con la psicologia e la nostra vita? Se pazienti per qualche riga, lo scoprirai.
Nel mio (ormai) passato sportivo ho praticato il karate. La mia specialità era il kata (forma) ma il mio Maestro (Francesco Favaron) ha (giustamente) sempre insistito che tutti noi, a prescindere dalla disciplina agonistica in cui ci cimentavamo in gara, fossimo almeno sufficienti nella altre due “K” dell’arte marziale giapponese: il kihon (le basi) e il kumite (il combattimento).
A differenza di altre discipline marziali, come per esempio la scherma, in cui i due opponenti sono essenzialmente fermi prima di iniziare l’assalto, nel karate il combattimento si svolge in maniera molto mobile.
I due karateka si muovono molto suoi piedi, un po’ con lo stesso principio che seguiva il grande Ali: si è pronti a scattare in difesa o in attacco, mobili e agili, pronti ad adattarsi (idealmente) a qualsiasi scenario si presenti.
La leggenda narra che sia stato Bruce Lee ad ispirare questa modalità di affrontare l’avversario nel kumite.
Se usciamo dagli sport marziali e guardiamo qualsiasi sportivo che si sta per preparare alla competizione, vediamo che non sono mai fermi. Poco prima che, per esempio, il giudice delle gare di nuoto dia l’ordine affinché gli atleti e le atlete si preparino sul blocco per il tuffo, i nuotatori e le nuotatrici fanno di tutto per tenere i loro preziosi muscoli in movimento. Anche in questo caso, è un modo per mantenere il flusso di sangue negli arti, in modo che siano subito pronti per lo sforzo competitivo.
Ho riflettuto che questi principi di prontezza ed adattabilità possono essere tranquillamente trasportati nella nostra vita quotidiana.
Molti di noi affrontano le giornate con programmi molto rigidi e controllati.
Il problema è che le cose che sono davvero sotto il nostro stretto controllo sono davvero poche. Quando poi si tratta di persone, l’imprevedibilità regna sovrana.
Ciò significa che quando, inevitabilmente, qualcosa non va esattamente come l’avevamo minuziosamente pensato, entriamo in crisi. Ci sentiamo ansiosi, frustrati, magari anche arrabbiati. Tutto diventa molto più difficile, e probabilmente cercheremo di esercitare ancora più controllo per compensare. Ma, ovviamente, questo risulterà in ulteriori frustrazioni e delusioni ancora maggiori.
Per ritornare alla metafora sportiva, agiamo come un boxeur o una boxeuse che stanno fermi, rigidi e impettiti, davanti ad un avversario che si muove in modo abbastanza imprevedibile. Quando attacchiamo con un diretto destro mentre il nostro avversario scarta a sinistra, in un modo che non avevamo previsto, ci ritroviamo colpiti da un bel gancio alle costole. E che si tratti di un pugno reale o metaforico, il dolore fisico o mentale ci tormenta allo stesso modo.
Sto forse suggerendo di buttare all’aria tutti i piani, le programmazioni e le strategie di anticipazioni di problemi e varie ed eventuali? Assolutamente no!
Gli esseri viventi di questo pianeta, noi compresi, cercano sempre di anticipare gli eventi e prepararsi per il futuro – con gradi diversi di sofisticazione. Nemmeno Mohammed Ali basava la sua strategia competitiva solo sull’ipnotico movimento dei suoi leggendari piedi, ma le sue vittorie traevano forza dal fatto che sapeva adattarsi alla situazione, pronto a cambiare i suoi piani se ce n’era bisogno.
E tutti noi dovremmo imparare una grande lezione da questo.
Gli americani hanno un detto che è intraducibile in italiano che è “roll with punches“, che sottintende l’idea che se veniamo presi a pugni, la cosa migliore non è incassarli rigidamente, ma seguirne il movimento per non esserne colpiti e poter contrattaccare, un po’ come si fa nell’Aikido.
La ricetta per vivere più serenamente il nostro mondo caotico?