Vorrei scusarmi. Nei giorni scorsi, ho ceduto anche io alla frenesia di pubblicare post su come mi sarei organizzata in studio di Rovigo, cosa avrei fatto e cosa no. Credevo di rendere un servizio. Ma ora penso di avere contribuito anche io all’ansia generale.
Grazie alle linee guida stilate da Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto, abbiamo una base solida su cui prendere delle decisioni. Alla fine, però, il bilanciamento tra la quota di rischio tra non vedere una persona in presenza e compromettere un processo terapeutico, specialmente in questo momento delicato, e contribuire al contagio lo dobbiamo calcolare noi.
Quando ho iniziato la scuola di specializzazione in psicoterapia, devono averci chiesto di cosa avevamo paura nell’intraprendere questa professione. Se non ricordo male, tuttx abbiamo risposto qualcosa del tipo “non fare danno”.
E questa frase in questi giorni mi è riecheggiata continuamente, quando disinfettavo il pos, le maniglie, le sedie dello studio, mi lavavo e rilavavo le mani, ripensando a cosa potevo aver toccato. Ma anche quando pensavo di stoppare i colloqui in studio, sapendo che Skype non sarebbe stata una alternativa fruibile e utile per tuttx.
Stiamo tuttx reagendo come possiamo ad una situazione a cui siamo del tutto impreparati. Ho visto tanto odio, giudizio, dita puntate e parole urlate. Lo comprendo. Ma non lo accetto e non lo condivido.
Sono grata di avere un gruppo di amicx che hanno accolto le mie difficoltà senza giudicarmi. Sono grata di avere un gruppo di colleghe (con alcune delle quali ci conosciamo solo virtualmente) con le quali essermi confrontata mentre ci dicevamo a vicenda “non dimenticarti di prenderti cura di te“.