Non è pazzia, è endometriosi!
Pazzia o endometriosi? Abbattiamo i pregiudizi senza crearne di nuovi
Siccome entrambe eravamo un po’ perplesse da alcuni articoli letti di recente, abbiamo deciso di confrontarci sugli aspetti che secondo noi non funzionano nella comunicazione relativa alle patologie di cui soffriamo. Dato che l’elenco è piuttosto lungo (ci torneremo), oggi vorremmo soffermarci in particolare su una scelta terminologica talvolta utilizzata dalle pazienti stesse quando si parla di endometriosi e che viene riproposta da giornali e altri media alla stregua di uno slogan: “non siamo pazze”.
Ci sembra superfluo doverlo ribadire, ma insomma, meglio essere chiare: l’endo non è una malattia mentale né ne rappresenta una conseguenza eppure, per troppo tempo, ha risentito della famigerata pseudo diagnosi di isteria, un’etichetta che equivaleva a stigma e assenza di cure adeguate.
Riconosciamo dunque la frustrazione di questo passato non poi così lontano, visto il notevole ritardo diagnostico che permane ancora oggi, dovuto anche al fatto che le persone (l’endo non è una esclusiva delle donne cis) vengono giudicate testimoni poco attendibili dei loro sintomi. Capiamo bene la necessità di volersi allontanare da tale scenario rivendicando la legittimità della propria condizione.
Vorremmo però invitarvi a riflettere sull’opportunità di continuare a usare l’espressione “non siamo pazze” come metro di paragone e, inevitabilmente, di giudizio nei confronti di una categoria di persone già abbastanza marginalizzata, il cui sottotesto implica prenderne le distanze perché essere quella cosa lì non va bene.
Per esempio, se una persona soffre di allucinazioni ed endometriosi, che cosa potrà sentirsi dire in una cornice narrativa di questo tipo?
Non dimentichiamo che le persone possono vivere all’intersezione di più identità marginalizzate e questo può contribuire a ulteriori invisibilizzazioni e medical gaslighiting: è dannoso combattere un pregiudizio rinforzandone altri.
Chi ha una malattia mentale ha lo stesso diritto alla salute di chiunque.
Semmai, puntiamo il dito sulle diagnosi fatte a casaccio o manchevoli.
Perché a essere sbagliato è il sistema, in primis abilista e sanista, non le persone.
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