Ci sono serie tv che guardo per intrattenimento, altre che mi restano nel cuore perché mi sento vista e rappresentata: The Magicians entra decisamente nella seconda categoria.
Non credo sia una serie per tutti i palati: comincia in maniera molto tradizionale, con personaggi che sembrano stereotipi triti e ritriti ma poi, tra una sarcastica e irreverente parodia di Narnia e le infinite citazioni pop, si trasforma in un viaggio molto queer, molto ironico, spesso demenziale e anche molto violento.
Con l’intenzione di intrattenere ed emozionare parlando di umanità, The Magicians finisce per trattare in maniera per nulla banale tematiche molto difficili da narrare nella serialità come malattia, lutto, violenza sessuale, consenso e salute mentale.
In queste poche battute, a Julia viene affidato il compito di rappresentare la possibilità di guarigione:
“Lo sai che non sono rotta, vero?
Non sono un fiore o un delicato frammento di vetro.
Sono una persona.
E le persone guariscono.”
Le persone non sono mai rotte, nemmeno quando la società vuole a tutti i costi farcelo credere.
Non dimentichiamocelo.