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La vita non è binaria

La vita non è binaria

La dicotomia “sano vs. malato” danneggia la salute mentale di tuttə: una riflessione a partire dal libro “Life isn’t binary” di Barker e Iantaffi

“Life isn’t binary” è un libro (purtroppo non ancora tradotto in italiano, case editrici muovetevi) di Meg-John Barker e Alex Iantaffi in cui si affrontano le numerose dicotomie che strutturano la nostra società, finendo per definire ciò che è buono e ciò che è cattivo, ciò che è desiderabile e ciò che non lo è. Utilizzano le esperienze di persone bisessuali e non binarie come punto di partenza, Barker e Iantaffi smontano e rompono i codici della nostra società.
Per chi non parla inglese, potete recuperare una bella conversazione su questo libro nel podcast “Shirley” di Elena Canovi, con ospite Tristan Guida.

“In un mondo in cui moltə di noi lottano con problemi sociali molto reali, è di vitale importanza riconoscere il contesto culturale in cui siamo e resistere all’individualizzazione della nostra sofferenza.
La dicotomia pazzo/sano è molto efficace nel prevenire la messa in dubbio di politiche e pratiche tossiche perché le persone non sono consapevoli del contesto delle proprie lotte, e perché c’è paura che se fai sentire la tua voce sarei liquidatə come “pazzə”.

Tradotto da “Life isn’t binary” di Meg-John Barker e Alex Iantaffi

La citazione che ho scelto oggi fa riferimento al dominio della salute mentale, dove sano=giusto e desiderabile e malato=sbagliato e indesiderabile. Questa valorizzazione dicotomica delle esperienze umane genera una colpevolizzazione individuale delle singole persone, ignorando completamente il ruolo della società e che alla base del nostro malessere/benessere ci sono fattori biopsicosociali, e contribuendo a mantenere quelle strutture inique che generano attivamente le condizioni alla base dei problemi di salute mentale.

Dall’altra parte, chi si occupa professionalmente di salute mentale non ha alternativa se non porsi sul polo della “sanità mentale” e in contrapposizione a chi viene bollato come “malato”.

Ma sappiamo bene che la vita è fatta di ben altre sfumature, che utilizzare questa dicotomia è una scelta deliberata per mantenere i privilegi garantiti dalla discriminazione e marginalizzazione di alcuni gruppi di persone.

Per questo, movimenti come il Mad Pride e patient advocates come, per esempio, Federica Carbone di Emergenza Borderline sono fondamentali per scardinare questo binarismo sano vs. malato. Un binarismo che danneggia attivamente anche la salute mentale di chi con la salute mentale ci lavora: su questo particolare tipo di “sanismo” la psichiatra Serena Saraceni ha fatto una divulgazione molto interessante.

Scardinare le dicotomie può generare confusione e complicare le cose, ma può anche favorire un rapporto più gentile con noi stessə e avvicinarci alle altre persone e, in questo caso, aprire nuove strade per garantire il diritto a tuttə di potersi prendere cura della propria salute mentale. Personalmente, mi sembra un ottimo punto di partenza.

Sono una psicologa psicoterapeuta e lavoro a Rovigo e online. Mi occupo del benessere psicologico di adulti e adolescenti.

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