La linea guida nr. 4 dell’approccio HAES (Health At Every Size) dice che unx professionista che abbraccia questa prospettiva terapeutica
“persegue un approccio non giudicante e positivo per promuovere scelte di vita sane, senza mai usare la #vergogna come motivatore per la salute”.
Perché secondo te? E’ perché chi decide di aderire, come me, all’HAES è una persona buona buona pucci pucci? No. Perché in ambito sanitario perseguire approcci alla salute basati sulla vergogna è INUTILE E DANNOSO.
Nella sua famosa TedTalk sulla vergogna, Brené Brown prende in prestito una definizione junghiana e la definisce “la palude dell’anima”. Perché quando proviamo vergogna, specialmente se siamo portatx a provare questa emozione dall’atteggiamento giudicante di qualcunx, peggio che peggio se è unx professionista sanitarix, è come se ci stessero dicendo “tu sei così, tu così non vai bene, e non andrai mai bene”.
Esiste un campo della psicologia che indaga le opinioni e gli atteggiamenti, e come si possono cambiare o mantenere.
Ed è ormai chiaro dai numerosi studi compiuti in questo campo che i messaggi che scatenano emozioni spiacevoli come la vergogna possono portare ad una adesione superficiale a quel messaggio nell’immediato, in pubblico, che serve per cercare di placare quell’orribile vissuto, ma nel privato scatenerà solo chiusura e nessun vero cambiamento
Perché dovrei voler provare ancora quella sensazione terribile?
Se, invece, si stimolano emozioni piacevoli, la probabilità che l’atteggiamento cambi, soprattutto nella sfera privata, e si mantenga nel tempo e porti alla persona soddisfazione e gratificazione è molto più alta.
Questo post è stato ispirato da alcune riflessioni della dott.ssa Veronica Bignetti, dietista, pubblicate nelle sue storie instagram