Il test più diffuso per misurare atteggiamenti impliciti – l’Implicit Association Test, o IAT – utilizza i tempi di risposta delle persone per classificare determinati stimoli come una misura indiretta dei loro atteggiamenti nei confronti di quegli stimoli. E’ stato dimostrato che sia gli atteggiamenti espliciti che quelli impliciti influenzano il comportamento, comprese le decisioni sul posto di lavoro come l’assunzione.
[Se vuoi compilarlo anche tu, vai su https://implicit.harvard.edu/implicit/italy/]
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Tessa E.S. Charlesworth e Mahzarin R. Banaji dell’Università di Harvard hanno condotto una review su come sono cambiati gli atteggiamenti impliciti delle persone che hanno compilato lo IAT tra il 2007 e il 2016. Charlesworth e Banaji scrivono in un articolo per la Harvard Business Review:
“Gli atteggiamenti impliciti negativi verso le persone omosessuali, nere e POC si sono tutti spostati verso la neutralità. Gli atteggiamenti impliciti sull’orientamento sessuale hanno mostrato il cambiamento più rapido. Anche gli atteggiamenti impliciti nei confronti della razza e del colore della pelle si sono spostati verso la neutralità, rispettivamente del 17% e del 15%, un progresso che, sebbene non così rapido come quello del pregiudizio anti-gay, è degno di nota dato il periodo di osservazione di 10 anni”.
Il che ovviamente non significa che non esistono più questi pregiudizi o che le persone LGBTQ+ e nere non subiscano discriminazioni ma che è possibile e doveroso impegnarsi per contrastare i pregiudizi, anche quelli impliciti.
Purtroppo, invece, gli atteggiamenti impliciti verso le persone anziane, disabili e grasse non sono migliorati.
“Alcuni atteggiamenti impliciti sono rimasti stabili nel decennio: la negatività nei confronti degli anziani e delle persone con disabilità si è spostata di meno del 5% dal 2007. In effetti, il cambiamento è così lento che le previsioni suggeriscono che potrebbero volerci ben oltre 150 anni prima che entrambi i pregiudizi raggiungano neutralità … il pregiudizio implicito verso peso (pro-magro/anti-grasso) è aumentata del 40% nei primi anni del decennio, approssimativamente tra il 2004 e il 2010. Questi aumenti sono in netto contrasto con le diminuzioni osservate nella distorsione esplicita del peso e con tutti gli altri pregiudizi impliciti che abbiamo studiato, che, nel peggiore dei casi, sono rimasti stabili”.
Come ha fatto notare Aubrey Gordon nel suo libro “What we don’t talk about when we talk about fat”, il pregiudizio implicito anti-grasso è peggiorato proprio negli anni in cui la Body Positivity Mainstream ha iniziato a godere di maggiore visibilità. Questo significa che quando le persone anziane, disabili e grasse alzano la voce contro messaggi di ageismo, abilisimo e grassofobia benevoli hanno tutte le ragioni del mondo, perché sono messaggi sicuramente nocivi e se in 10 anni la situazione rispetto a questi pregiudizi è rimasta stabile o è addirittura peggiorata significa che stiamo sbagliando qualcosa.
Charlesworth e Banaji Concludono:
“Il fatto che alcuni pregiudizi siano diminuiti in un periodo di 10 anni è motivo di speranza: mostra che anche i pregiudizi apparentemente automatici possono cambiare e cambiano. Naturalmente, tale progresso non avviene da solo. In qualità di manager, ricercatori, educatori, responsabili politici e cittadini, possiamo utilizzare questa ricerca per promuovere delle politiche attuate consapevolmente che motiveranno il cambiamento di comportamento e atteggiamento nella direzione di ciò che noi, come società, desideriamo per il nostro futuro.”