Qualche tempo fa leggevo un blog post molto interessante di Nicole Peeler, autrice di una serie di libri Urban Fantasy di successo, e professoressa di lettere al college di Seton Hill in Pennsylvania. La Peeler, in maniera sicuramente più eloquente della mia, espone nel suo articolo i motivi per i quali ha scelto di non sentirsi più delusa dagli eventi negativi della sua vita.
Ho trovato il suo scritto davvero illuminato ed illuminante e da qui è nata l’idea di percorrere gli stessi argomenti da un punto di vista psicologico. Capita, infatti, molto spesso quando si affrontano problematiche individuali, di coppia e genitoriali che la tematica della delusione sia spesso presente.
– “Sono delusa dal mio partner, mi sarei aspettata che facesse questo e, invece, come al solito non l’ha fatto”
– “Mia figlia mi ha deluso. Avrei voluto che scegliesse questa strada nella vita e, invece, sta facendo tutt’altro”.
– “Il mio amico mi risponde spesso di ‘no’ quando propongo di fare qualcosa insieme, perché continuo ad essere rifiutato?”
Questi sono naturalmente solo alcuni esempi generici. Ma scommetto che tutti noi, magari variando qualche elemento, possiamo in qualche modo ritrovarci o esserci ritrovati in situazioni molto simili.
Ora, proviamo ad immaginarci di stare vivendo delle circostanze in cui ci sentiamo delusi. Da una persona, da una situazione. O magari non c’è nemmeno bisogno di usare l’immaginazione, magari la stiamo vivendo proprio ora. La delusione ci può far stare molto male. Può essere un sentimento molto duro e negativo.
Diamoci il tempo di elaborarlo, di digerirlo. Possiamo sentirci arrabbiati o tristi. Possiamo perfino versare delle lacrime.
Ora che è passato un po’ di tempo, abbiamo due possibili alternative davanti a noi. Possiamo scegliere di pensare di vivere in un mondo che ci è sempre ostile e di non meritare l’attenzione degli altri. Oppure possiamo scegliere di non essere vittime delle circostanze e usare quella delusione a nostro vantaggio.
Come in altre circostanze in cui abbiamo parlato di lamentele, di ansia e di depressione, ci siamo sempre riproposti di vedere queste situazioni di sofferenza non come un ostacolo ma come un’opportunità. Possiamo fare la stessa cosa con la delusione.
Prendiamo un amico o un’amica che ci hanno delusi. Sicuramente può valere la pena di prendere in considerazione che forse quella persona davvero non ci tiene nella dovuta considerazione e forse è qualcuno/a che non fa per noi. Ma se non è così, forse possiamo rivedere che cosa ci abbiamo messo nelle aspettative che riguardano quella persona.
Abbiamo preso in considerazione solo i nostri bisogni e desideri legati ad una versione di quella persona che esiste solo nella nostra testa e non nella realtà? Forse è il caso di prendere in considerazione anche i bisogni e i desideri dell’altro.
Per esempio, se continuiamo ad invitare un/una amico/a single ad eventi per coppie, e questa persona ci dice sempre di “no” forse non è perché non vuole passare del tempo con noi, magari non se la sente proprio di essere l’unico/a non accompagnato/a in mezzo a tanti fidanzati ed è troppo imbarazzato/a per dircelo. E dall’altra parte, noi vogliamo davvero passare del tempo con quella persona o ci interessa solo organizzare queste serate a coppie? Non potremmo proporgli/le un altro tipo di attività da condividere insieme?
E se il/la nostro/a partner continua a non fare o dire qualcosa che noi vorremmo tanto, perché, invece che aspettare che ci legga nella mente, non glielo comunichiamo in maniera gentile ma esplicata, facendogli/le capire perché quella cosa è importante per noi?
Insomma, come detto anche in altre occasioni se la delusione è un sentimento che proviamo all’interno di una relazione, sia essa amicale, amorosa o famigliare, prima di arroccarsi sulla nostra posizione e farci il bagno nel risentimento, potremmo provare a tenere conto anche dell’altra persona che anima quella relazione e porci qualche domanda sulle nostre motivazioni e modalità di comunicazione.
Un discorso molto simile può essere fatto nei casi in cui restiamo delusi dal non aver raggiunto i nostri obbiettivi. Tenendo conto che non è possibile vincere sempre, possiamo utilizzare la frustrazione di queste occasioni e rivedere i nostri obbiettivi.
Abbiamo davvero fatto di tutto per perseguirli o ci siamo in qualche modo auto-sabotati? E ancora, siamo sicuri di esserci posti degli obbiettivi raggiungibili e ben formati, oppure potremmo rivedere qualcosa del modo in cui li abbiamo formulati?
[→abbiamo approfondito la tematica della formulazione degli obbiettivi in questo articolo]