Il primo anno all’università, quando sei una matricola per intenderci, è praticamente sempre molto critico.
Si tratta di un cambiamento non da poco rispetto alle superiori su tantissimi fronti. La maggior parte di noi, poi, si è iscritt* all’università senza avere fatto un vero e proprio orientamento universitario e senza avere davvero presente che cosa quel percorso curriculare ci abilita a fare.
Ricordo che nel lontano 2000 quando mi iscrissi a Psicologia a Padova l’avevo fatto spinta da idealismo e sogni di salvare il mondo. Non avevo davvero idea di cosa facesse un* psicolog*, meno che meno un* psicoterapeuta.
Avevo somatizzato problematiche relazionali e lo stress da studio in una serie di disturbi che avrebbero reso fiero Freud in persona. Fui bocciata all’esame di biologia (io? bocciata?), passai senza lode e senza infamia gli altri 2 esami di psicologia generale e psicologia dello sviluppo, e rimandai direttamente psicometria alla sessione successiva.
In generale, ero completamente insoddisfatta della mia performance e soprattutto completamente delusa da Psicologia. Era davvero tutto qui? Avevo perfino messo in dubbio di avere fatto la scelta giusta per me.
Mi ripromisi di finire il primo anno e nel frattempo di informarmi su altre facoltà. Il fato volle che al secondo semestre ci fosse il corso di “Psicologia sociale”: fu un colpo di fulmine! Questa era la psicologia che mi appassionava! Galvanizzata dallo studio del pregiudizio e delle dinamiche intergruppo, ritrovai anche la mia motivazione e soprattutto feci una revisione sulla necessità di prendere sempre e comunque voti alti. Per me la cosa davvero importante era studiare con piacere e raggiungere un traguardo alla volta. Successivamente cambiai rotta più volte. Onestamente la me stessa 19enne mai si sarebbe aspettata che quasi 20 anni dopo (e chi li conta?) sarei diventata la professionista che sono ora. Eppure ora siamo qui.
Non per tutt*, però, la storia va necessariamente avanti così. Perché magari si può avere davvero sbagliato il corso universitario: quel percorso di studi non fa per noi. Oppure abbiamo sbagliato la sede universitaria, oppure ancora, l’università forse (in questo momento) non fa per noi.
Purtroppo, molto spesso, queste ultime 3 ipotesi sono argomenti tabù in famiglia. E quando non si può parlare liberamente con i propri famigliari delle cose che più ci fanno paura o ci mettono in ansia, i problemi si ingigantiscono e sembrano diventare insuperabili.
Ricorda che il valore di tuo/a figlio/a non si misura in voti o diplomi. E no, se anche non si laurea in quella facoltà che tu hai scelto per lui/lei o se non si laurea proprio, la sua vita non sarà completamente rovinata.
Al contrario, la sua vita sarà molto difficile e piena di ostacoli se non gli/le lasci la libertà di esprimersi e aprirsi con te sui suoi problemi. Perché di solito, quando si può discutere senza (pre)giudizi di ciò che ci preoccupa è molto probabile che si trovino anche delle soluzioni.
Intanto non sei l’unico/a. Ci sono moltissime persone che al primo anno (e anche ai successivi) arrancano o si arrestano per tanti motivi. Non c’è nulla che non vada in te, sei solo in difficoltà, ovvero sei un essere umano.
Una volta che lo hai ammesso è possibile capire che cosa ti mette a disagio e cercare strade alternative. Ricordati che la tua università mette a disposizione un servizio di tutoraggio proprio per questo motivo. Ti aiutano con il metodo di studio, ma anche a cercare di capire se hai fatto la scelta più giusta per te.
Molte università hanno anche un servizio di consulenza psicologica gratuita o a basso costo. Non aver paura di andarci. Ti potranno aiutare a gestire lo stress di questo momento e anche a capire come comunicare le tue difficoltà in famiglia se questo ti preoccupa particolarmente.
Potrebbero esserci mille motivi per i quali la tua prima sessione di esami non è andata come ti aspettavi. Non c’è motivo per il quale tu non possa chiedere aiuto per capire perché.