Non ho praticamente mai pubblicato post quest’anno, se non nelle occasioni in cui ho felicemente partecipato a podcast e newsletter audio.
Ho cercato di restare attiva per lo meno nello storie instagram, di rilanciare contenuti che ho ritenuto importanti, togliermi qualche sassolino e condividere l’occasionale foto di Kiss.
Non mi pareva etico e utile postare i soliti contenuti a tema psy con quello che continuava a succedere nel mondo. Allo stesso tempo, i social sono un luoghi in cui le persone a volte cercano di evadere e non volevo contribuire a erodere questo prezioso spazio per respirare. Non ho trovato una soluzione, se non quella di fare un passo indietro online.
E, diciamolo, le mie energie sono sempre minori: a volte semplicemente non mi resta benzina nel serbatoio dopo aver cercato di vivere nel mondo in cui cresce l’erba.
Mi sono concentrata sul farle fruttare quelle energie, per cercare di continuare ad essere utile nel mondo là fuori. Sono stata testimone di ingiustizie e atti di coraggio. Ho avuto qualche vittoria e molte sconfitte. Ho iniziato una nuova psicoterapia e ho inizio un nuovo ciclo di esperienza rispetto al mio dolore cronico e al mio PTSD medico.
È difficile, a volte, scovare la speranza in un mondo a cui ti viene detto in maniera implicita e esplicita che non appartieni. Ma poi, incappi in una canzone country folk di Woody Guthrie scritta nel 1944, in cui lancia una maledizione verso le armate fasciste. È triste che un brano scritto 80 anni fa sia attualissimo.
È che con questo brano che desidero approcciarmi al 2025. Mi aggrappo alla speranza, perché tutti voi fascisti siete destinati a perdere.
