E’ difficile descrivere il proprio percorso professionale e personale in poche righe. Proverò comunque a dipingere un mio ritratto con qualche pennellata, per dare un’idea di chi potete trovarvi davanti lavorando/collaborando con me.
Il progetto Studio Colognesi è per me molto importante. Il mio tentativo è quello di lavorare in ambiti che mi appassionano, mettendo a disposizione la mia professionalità ed esperienza, con l’obiettivo di continuare ad imparare dalle persone che incontrerò nel corso del mio cammino lavorativo.
E’ anche un progetto molto rischioso, perché mi coinvolge in prima persona e mi mette in gioco maniera assoluta. Ero una sportiva che ora ha scoperto che non ama la competizione ed un’avida lettrice, un’amante dei film e delle serie tv con una grande passione per i tatuaggi per improbabili colori di capelli. Sono convinta che attraverso il rispetto reciproco e la responsabilità personale, possiamo vivere meglio con noi stessə e con le altre persone. Apprezzo profondamente il potere del movimento corporeo, del riposo e del contatto tra esseri umani e con gli animali d’affezione.
Sorprendendo per prima me stessa, dopo l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologa, ho deciso di intraprendere la specializzazione in psicoterapia. Fino a quel momento, pensavo che la mia carriera mi avrebbe portato esclusivamente verso l’ambito organizzativo e della comunicazione, ma sentivo che c’era qualcosa che mi mancava, che volevo poter avere altri strumenti professionali a mia disposizione. L’incontro con l’Institute of Constructivist Psychology e il costruttivismo è stato tanto casuale quanto (credo) inevitabile. Ad un basso livello di consapevolezza ho capito fin da subito che quest’approccio teorico poteva fare al caso mio, diventando la mia bussola professionale ed in un certo senso anche personale.
La psicoterapia costruttivista fa parte del grande ombrello della psicoterapia cognitiva. Sotto il grande cappello del Costruttivismo sono incluse molte aree scientifiche. In psicologia il “padre” è George A. Kelly che nel 1955 con la Psicologia dei Costrutti Personali ha delineato questo approccio teorico basato sulla comprensione della struttura e della dinamica del sistema di significati soggettivi, proprio, degli altri e del mondo.
Per Kelly ogni persona è l’attiva costruttrice del proprio mondo individuale, relazionale e sociale. Tenendo sempre presente il tessuto sociale e culturale in cui si vive, il costruttivismo è particolarmente attento alle differenze personali. E’ una teoria che è sempre alla ricerca di comprendere come le persone danno senso al proprio mondo, e pertanto, anche se il germogli teorici sono nati nel contesto clinico del periodo seguente alla Grande Depressione americana, ben si presta a diversi ambiti della vita umana. Non solo psicoterapia, dunque, ma anche counseling.
…per il costruttivista non c’è mai una sola strada che superi un ostacolo. [Ernest von Glasersfeld]
Secondo la definizione del dizionario dell’American Psychological Association, la psicoterapia affermativa
“E’ un intervento socio culturalmente informato che emancipa i clienti e le loro comunità, particolarmente in situazioni in cui la diversità etnica, di genere o dell’orientamento sessuale ha incontrato delle resistenze o in cui condizioni normali sono state patologizzate. Con un’enfasi sulla consapevolezza culturale e di sé, questo tipo di terapia può essere offerta come intervento specifico o nel contesto di altre psicoterapie”.
Mi considero una terapeuta LGBTIAQP+ friendly e formed, in altre parole impegnata in un atteggiamento affermativo di varie soggettività. Lavoro con un approccio GSRD (Gender, Sexual, Relationship Diversity). Supporto l’autodeterminazione delle persone che svolgono attività di Sex Work.
Sono membro della World Professional Association for Transgender Health (WPATH)
Faccio parte dell’elenco di esperti di sessualità tipica e atipica dell’Albo Professionale dell’Istituto Italiano di Sessuologia Integrata.
Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di poter approfondire il movimento body positive: un movimento di giustizia sociale fondato da persona nere, of color, queer e grasse per combattere un modello di bellezza limitante che mira a discriminare e eliminare corpi non conformi.
La fat liberation ha a che fare con l’importanza fondamentale di garantire spazio, diritti e voce ai corpi grassi, con lo scopo di contrastare le discriminazioni che le persone con corpi non conformi affrontano quotidianamente.
Questo approfondimento mi ha portata a scoprire l’antidieta e l’alimentazione intuitiva, tutti principi fondamentali per la prevenzione e la facilitazione della remissione di disturbi del comportamento alimentare oltre a contribuire al creazione di una immagine corporea positiva, ed infine ad abbracciare l’approccio HAES® (Health At Every Size). Sono, infatti, membro dell’ASDAH (Association for Size Diversity and Health)
Alla fine del mio percorso accademico formale, ho iniziato ad approfondire la prospettiva della neurodiversità, accorgendomi dell’ingiustizia epistemica che io e lə miə pazienti stavamo subendo (e che contribuivo a perpetrare anche io) rispetto alla concetto clinico di neuroatipicità e al termine politico di neurodivergenza.
Mi sono sono formata, soprattutto attraverso le prospettive di persone neurodivergenti, e posso dire di proporre ora una spazio clinico affermativo dei vari funzionamenti riconosciuti dal paradigma della neurodiversità.
Mi occupo di consulenza psicologica e psicoterapia in questo ambito, e sono sempre disponibile ad esplorare eventuali dubbi in questo senso attraverso valutazioni e diagnosi cliniche, con la riserva di inviare la persona per un ulteriore approfondimento neuropsicologico nei casi in cui è utile e opportuno.
Dal 2024 sono socia ordinaria di RITA ADHD.
Mi definisco una spoonie e una persona disabile (anche le malattie croniche con cui convivo non sono riconosciute come tali in Italia), dato che convivo con multi-cronicità e dolore cronico che hanno impattato in maniera sempre crescente su tutti gli ambiti della mia vita.
Ho deciso di approfondire la psicologia della cronicità, la Crip Theory e le prospettive anti-abiliste per creare uno spazio in cui affrontare la complessità dell’attesa diagnostica, il medical gaslighting le discriminazioni e il Minority Stress che si vivono in un mondo sanista che considera la salute non come un diritto ma come un valore personale.
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