Ho voluto provare a mettere giù due righe un po’ più formali, a partire dalla riflessione che avevo fatto ieri nelle mie storie di instagram. La cultura della dieta e il body shaming ci sono tutto l’anno, ma gennaio è un mese in cui hanno parecchio carburante perché il post festività viene utilizzato come scusa per promuovere comportamenti di restrizione e compensazione che sono tutto tranne che salutari. In particolare, quindi, può essere un periodo particolarmente triggerante per persone con problematiche di disturbi del comportamento alimentare o per chi non ha un rapporto sereno con il cibo.
Per combinazione, gennaio corrisponde anche con il Veganuary una iniziativa molto interessante per avvicinare le persone al veganesimo, con ottica antispecista e etica. Peccato che non possiamo mai goderci le cose belle e, quindi, una iniziativa potenzialmente molto arricchente viene spesso co-optata da chi la strumentalizza a scopi sanisti ed abilisti, creando un corto circuito per cui una esperienza di curiosità ed esplorazione risulta essere fonte di vergogna, senso di colpa e potenzialmente anche pericolosa per la salute mentale di persone con DCA.
Se stiamo esplorando l’idea di avvicinarci al veganesimo, lo possiamo fare con i nostri tempi, con rispetto per la nostra salute mentale e con tanta gentilezza, specialmente perché ci sono molti ostacoli strutturali che non rendono così accessibile aderire a questo approccio verso la vita.
Non sta a me dire cosa le persone devono fare nella propria vita, ma se stai facendo qualcosa che hai iniziato con entusiasmo e che finisce per farti stare male, forse vale la pena capire perché.