Secondo la definizione del dizionario dell’American Psychological Association, la psicoterapia affermativa
“E’ un intervento socio culturalmente informato che emancipa i clienti e le loro comunità, particolarmente in situazioni in cui la diversità etnica, di genere o dell’orientamento sessuale ha incontrato delle resistenze o in cui condizioni normali sono state patologizzate. Con un’enfasi sulla consapevolezza culturale e di sé, questo tipo di terapia può essere offerta come intervento specifico o nel contesto di altre psicoterapie”.
Non so voi, ma a me pare che un intervento di cura (non solo di psicoterapia) affermativo sia l’unico intervento sensato. Perché il discorso è iniziato dall’affermazione di orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale (dopo decenni di odiosa e letale patologizzazione), l’approccio affermativo può essere applicato a qualsiasi identità sociale marginalizzata.
Perché le persone non sono solo una cosa o l’altra, vivono all’intersezione di più identità sociali. Non posso pensare di proporre davvero un approccio affermativo se lo sono verso gli orientamenti sessuali e non rispetto alla neurodivergenza, o alla razzializzazione, o alla disabilità, o alla grassezza, o all’identità di genere o agli orientamenti relazionali o alla cronicità … e potrei proseguire ancora parecchio.