Ovunque ci giriamo l’idea che il successo e il valore personale passano solo attraverso la fatica e se qualcosa ti viene naturale e facile non conta campeggia in neon e caratteri cubitali, giudicandoci e facendoci sentire in colpa se non arriviamo a fine giornata esaustə.
In effetti, la fatica è stata da sempre una componente della vita degli esseri umani, ma mi immagino che lə nostrə gigatrisavolə di 5000 mila anni fa, una volta che avevano la pancia piena si mettessero placidamente a dormire senza cura alcuna. Poi qualcosa è cambiato.
Incolpo gli Eternals, avrebbero potuto evitare di giocare tra di loro a annauannauei per 7000 anni, avrebbero potuto condividere un tantinello più tecnologia e farsi un paio di domande in più (Ikaris sto guardando te).
La fatica come vettore di valore personale è un modo di controllare le persone: altrimenti come si farebbe a giustificare di pretendere che le persone passino la maggior parte della propria vita in uno stato di perenne affaticamento? (hello Capitalismo).
Il dolore cronico ti fa avere una prospettiva particolare: quando tutto è tremendamente faticoso, ciò che ti viene facile e naturale è un dono meraviglioso.
La torta che è la nostra vita non sarà più buona e saporita se ci mettiamo dentro a tutti i costi l’aroma alla fatica. Se non fai fatica, vale lo stesso.