Forse noi professionistə sanitarə ogni tanto facciamo della confusione nel parlare sui social di temi complessi. A volte supportiamo le nostre affermazioni con studi scientifici, a volte parliamo di come all’interno del mondo sanitario e della ricerca ci siano dei pregiudizi. E questo potrebbe creare confusione.
E veniamo all’affermazione “MA LO DICE LA SCIENZA”, spesso utilizzata per difendere posizioni superate e traboccanti di bias.
Le ipotesi di ricerca sono formulate da persone, e le persone vivono in contesti storici, sociali e culturali che non ci lasciano neutrə.
Era considerata scientifica l’idea che se una donna si ribellava al patriarcato doveva esserci qualche problema con il suo #utero e quindi era lecito sottoporla ad una serie di “cure” che oggi giudicheremmo assurde, che potevano arrivare all’isterectomia (senza il suo consenso ovviamente).
Scientifici sono anche stati tutti i progressi che ci hanno portato a non dover più morire a causa di una banale infezione. Scientifica è stata la ricerca che ha portato il diabete da essere una sicura condanna a morte ad una malattia cronica gestibile. Scientifica è stata la ricerca che ha dato il via ai trapianti e a tante altre procedure salvavita che oggi siamo per scontate.
Persone che possono avere degli approcci consapevoli dei pregiudizi sociali e culturali oppure no.
Il metodo scientifico ci esorta a vigilare, ad essere prontə a confutare una ipotesi, prima ancora di confermarla.
Dire che esistono pregiudizi nella ricerca scientifica e nelle linee guida che hanno poi degli effetti negativi sulle persone è scientifico.
Ricordare che molte teorie mediche e psicologiche sono nate in contesti coloniali, razzisti, misogini, transfobici (ecc) non equivale ad essere contro la scienza, ma essere al suo servizio.
La scienza vive nel dubbio e nel “dipende”, e stare nell’incertezza non è sempre piacevole per gli esseri umani, quindi, capisco benissimo chi cerca appigli molto più solidi per dare un senso al mondo.
Lo comprendo.