Vi siete mai resi conto (probabilmente più negli altri che in voi stessi – ma questo è normale) di strani errori di ragionamento? Magari avete anche pensato “ma questa persona non usa la logica!”.
Forse potrebbe essere così, ma molto più probabilmente avete osservato delle distorsioni cognitive (cognitive bias). Queste distorsioni del pensiero avvengono in maniera inconsapevole e sono spesso il risultato del tentativo del nostro cervello di analizzare un grande numero di informazioni in poco tempo. Unito ovviamente ad influenze sociali e culturali.
Sebbene le distorsioni cognitive siano generalmente inconsapevoli, se le conosciamo e cerchiamo di notarle quando le mettiamo in pratica, saremo in grado di prendere decisioni più efficienti e probabilmente potremmo anche argomentare in maniera più efficace le nostre tesi.
In questo articolo ne vediamo insieme 5.
La probabilità di adottare un certo punto di vista aumenta all’aumentare del numero di persone che condividono quel punto di vista. Questo è un esempio di “pensiero di gruppo” (group thinking) ed è una della ragioni che contribuisce a rendere le riunioni aziendali a volte poco efficienti.
Quando, infatti, si discute abitualmente e per molto tempo con lo stesso gruppo di persone si tende ad essere progressivamente sempre più d’accordo. Di conseguenza sempre meno idee vengono proposte, e quelle vecchie non vengono messe in discussione. Un grosso pericolo nel mondo aziendale che, invece, ha necessità di evolversi continuamente. In altre parole, se nel vostro gruppo di lavoro non ci sono mai conflitti, è ora di cominciare a pensare a questa distorsione cognitiva!
Solitamente sovrastimiamo l’importanza delle informazioni a nostra disposizione. Pensiamo per esempio a chi dice che il fumo non fa male basandosi sul fatto che conoscono una persona che, pur fumando, è vissuta fino a 90 anni. Questo vale anche per informazioni negative. Quando sentiamo una persona argomentare qualcosa con “io conosco una persona che …” stiamo assistendo all’euristica della disponibilità in azione!
Tendiamo ad ascoltare solo le informazioni che confermano le nostre idee. Questo è diventato particolarmente evidente osservando le nostre bacheche Facebook in cui tendiamo a condividere solo post in linea con ciò che già pensiamo. In altre parole, se siamo convinti che il cavolo rosso sia un toccasana per la lombagia cercheremo solo conferme di questa tesi, e tenderemo ad ignorare qualsiasi argomento che la confuti. Questo pregiudizio è ciò che rende la ricerca scientifica particolarmente divertente: gli scienziati, infatti, più che confermare le loro ipotesi cercano di disconfermarle proprio per non cadere in questa distorsione cognitiva.
Gli stereotipi, cioè l’aspettativa che una persona possieda determinate caratteristiche sulla base del suo gruppo sociale di appartenenza, ci aiutano a dare velocemente senso al complesso mondo in cui viviamo. Purtroppo quando diventa l’unica strategia che utilizziamo per valutare le persone che incontriamo rischiamo di emettere giudizi errati. Se volete approfondire gli effetti negativi degli stereotipi, ne abbiamo parlato qui.
Non essere in grado di riconoscere le proprie distorsioni cognitive è di per sé una distorsione cognitiva. Generalmente siamo più bravi a riconoscere le distorsioni cognitive negli altri piuttosto che in nostri stessi.